Il primo tavolo della partecipazione del Progetto Periferie si è svolto ieri, giovedì 23 novembre, con i ragazzi di San Miniato.
L’incontro si è aperto con un breve resoconto sul Progetto Periferie, nascita, scopo e operato.
Prima del vero dibattito è stato fatto un giro di presentazione di tutti i partecipanti, alcuni già conosciuti durante gli incontri privati, altri di nuova conoscenza ma non per questo meno efficaci durante l'incontro.
L’incontro si è aperto con un breve resoconto sul Progetto Periferie, nascita, scopo e operato.
Prima del vero dibattito è stato fatto un giro di presentazione di tutti i partecipanti, alcuni già conosciuti durante gli incontri privati, altri di nuova conoscenza ma non per questo meno efficaci durante l'incontro.
In effetti i partecipanti non sono stati molti, ma probabilmente il numero perfetto per iniziare un primo dibattito e rompere il ghiaccio.
Inizialmente sono stati fissati quelli che, in una normale riunione, si definirebbero ordine del giorno, e che altro non sono se non i nodi emersi dagli incontri precedenti: mancanza degli spazi, problemi di mobilità, rapporti con le istituzioni.
Possiamo subito dire che gli ultimi due argomenti, seppur lievemente sfiorati, potranno venir trattati in un successivo incontro dal momento che tutto l’interesse, con momenti di accalorata enfasi, si è focalizzato sul problema degli spazi.
In realtà a detta dei ragazzi che frequentano il centro di aggregazione, ed anche secondo le operatrici, questo problema non c’è dal momento che il centro ha le porte aperte per tutti. E’ un luogo con un passato anche movimentato e difficile che sicuramente è servito per creare un forte legame e un senso di appartenenza tra i ragazzi che lo frequentano, ma questo non fa sì che il centro sia esclusivista ed inoltre, contrariamente al giudizio di alcuni, i ragazzi sono liberi di fare quello che vogliono.
L’idea di spazio libero, secondo i ragazzi del bar, è però diverso da quello offerto dal centro d'aggregazione. Forse perché non si sentono totalmente accolti da chi già lo frequenta, forse perché non sono pronti a condividere degli spazi con altre persone, o forse perché non vogliono un luogo precostituito e, secondo il loro punto di vista, istituzionalizzato, hanno nella testa un luogo di ritrovo la cui gestione sia affidata a loro, senza limiti di orari né di attività da svolgervi. Una specie di seconda casa in cui, senza dover prendere nessun appuntamento, si sa di poter incontrare i propri amici. Questa esigenza di libertà fa sì che il posto in cui ora si incontrano abitualmente sia il bar. Purtroppo però anche questo posto ha dei limiti notevoli: dimensioni ridotte e soprattutto orari limitati.
L’attuazione di momenti di autogestione all’interno dello stesso Input sarebbero possibili ma probabilmente bisognerebbe seguire delle procedure poiché è importante sapere a chi, e sotto quale forma, viene affidata la responsabilità di un luogo e delle persone che lo frequentano.
Responsabilità è una parola grossa e nasconde un concetto ancora più grande e importante, e su questa idea il dibattito si è scaldato. Ma considerando che anche i ragazzi tanto quanto gli adulti, possono essere investiti anche da grosse responsabilità, alcune soluzioni si potrebbero trovare.
Tra le proposte è emerso che i ragazzi che hanno voglia di organizzare serate particolari potrebbero utilizzare gli spazi del centro Input durante gli orari in cui questo è chiuso e, per quella serata, assumersi direttamente la responsabilità dei locali.
E’ anche vero però che il poter usufruire dello spazio soltanto nel momento in cui viene organizzato un evento speciale uccide il senso di continuità con un luogo e con un gruppo e annienta l’idea di autogestione di uno spazio o di seconda casa.
Non tutti poi sono d’accordo sul fatto di riutilizzare lo stesso spazio già adibito a centro di aggregazione. Sarebbe preferibile un luogo nuovo, creato ad hoc ma almeno per ora un inizio di forme di autogestione, anche limitate e anche non totalmente rispondenti alle esigenze di tutti i ragazzi, potrebbero essere di stimolo per la genesi di qualcosa di più grande.
Un'altra soluzione lanciata da qualcuno potrebbe essere quella della costituzione di un’associazione che come tale potrebbe richiedere un proprio spazio, così come fanno le altre associazioni già presenti nel territorio. Vero è che questa soluzione richiede maggiori sforzi da parte dei ragazzi e una forte motivazione.
E’ vero che i punti di vista e le esigenze emerse nel corso della riunione sono differenti, e bisogna anche tenere in considerazione che fino ad ora si sono ascoltate le voci di una piccolissima parte di tutti i ragazzi che vivono nel quartiere, ma non è assolutamente esclusa la possibilità di arrivare ad un accordo, soprattutto se c’è l’interesse di tutti nel creare davvero qualcosa di innovativo e risolutivo. Quindi...alla prossima.
Inizialmente sono stati fissati quelli che, in una normale riunione, si definirebbero ordine del giorno, e che altro non sono se non i nodi emersi dagli incontri precedenti: mancanza degli spazi, problemi di mobilità, rapporti con le istituzioni.
Possiamo subito dire che gli ultimi due argomenti, seppur lievemente sfiorati, potranno venir trattati in un successivo incontro dal momento che tutto l’interesse, con momenti di accalorata enfasi, si è focalizzato sul problema degli spazi.
In realtà a detta dei ragazzi che frequentano il centro di aggregazione, ed anche secondo le operatrici, questo problema non c’è dal momento che il centro ha le porte aperte per tutti. E’ un luogo con un passato anche movimentato e difficile che sicuramente è servito per creare un forte legame e un senso di appartenenza tra i ragazzi che lo frequentano, ma questo non fa sì che il centro sia esclusivista ed inoltre, contrariamente al giudizio di alcuni, i ragazzi sono liberi di fare quello che vogliono.
L’idea di spazio libero, secondo i ragazzi del bar, è però diverso da quello offerto dal centro d'aggregazione. Forse perché non si sentono totalmente accolti da chi già lo frequenta, forse perché non sono pronti a condividere degli spazi con altre persone, o forse perché non vogliono un luogo precostituito e, secondo il loro punto di vista, istituzionalizzato, hanno nella testa un luogo di ritrovo la cui gestione sia affidata a loro, senza limiti di orari né di attività da svolgervi. Una specie di seconda casa in cui, senza dover prendere nessun appuntamento, si sa di poter incontrare i propri amici. Questa esigenza di libertà fa sì che il posto in cui ora si incontrano abitualmente sia il bar. Purtroppo però anche questo posto ha dei limiti notevoli: dimensioni ridotte e soprattutto orari limitati.
L’attuazione di momenti di autogestione all’interno dello stesso Input sarebbero possibili ma probabilmente bisognerebbe seguire delle procedure poiché è importante sapere a chi, e sotto quale forma, viene affidata la responsabilità di un luogo e delle persone che lo frequentano.
Responsabilità è una parola grossa e nasconde un concetto ancora più grande e importante, e su questa idea il dibattito si è scaldato. Ma considerando che anche i ragazzi tanto quanto gli adulti, possono essere investiti anche da grosse responsabilità, alcune soluzioni si potrebbero trovare.
Tra le proposte è emerso che i ragazzi che hanno voglia di organizzare serate particolari potrebbero utilizzare gli spazi del centro Input durante gli orari in cui questo è chiuso e, per quella serata, assumersi direttamente la responsabilità dei locali.
E’ anche vero però che il poter usufruire dello spazio soltanto nel momento in cui viene organizzato un evento speciale uccide il senso di continuità con un luogo e con un gruppo e annienta l’idea di autogestione di uno spazio o di seconda casa.
Non tutti poi sono d’accordo sul fatto di riutilizzare lo stesso spazio già adibito a centro di aggregazione. Sarebbe preferibile un luogo nuovo, creato ad hoc ma almeno per ora un inizio di forme di autogestione, anche limitate e anche non totalmente rispondenti alle esigenze di tutti i ragazzi, potrebbero essere di stimolo per la genesi di qualcosa di più grande.
Un'altra soluzione lanciata da qualcuno potrebbe essere quella della costituzione di un’associazione che come tale potrebbe richiedere un proprio spazio, così come fanno le altre associazioni già presenti nel territorio. Vero è che questa soluzione richiede maggiori sforzi da parte dei ragazzi e una forte motivazione.
E’ vero che i punti di vista e le esigenze emerse nel corso della riunione sono differenti, e bisogna anche tenere in considerazione che fino ad ora si sono ascoltate le voci di una piccolissima parte di tutti i ragazzi che vivono nel quartiere, ma non è assolutamente esclusa la possibilità di arrivare ad un accordo, soprattutto se c’è l’interesse di tutti nel creare davvero qualcosa di innovativo e risolutivo. Quindi...alla prossima.